Venezia
Venezia. Quanti artisti italiani e non – Byron, Goethe e Thomas Mann, per indicarne qualcuno tra gli scrittori- se ne sono innamorati. Come dargli torto d’altronde. Credo che tutto l’amore provato nel corso dei secoli nei confronti di questa città sia stato assorbito dalle sue calli e dai suoi ponti, dalle gondole e dagli abitanti. Trasuda un amore antico, intellettuale, malinconico, terribilmente romantico; la decadenza che si manifesta nei muri scrostati e nelle calli sbilenche, l’odore di frittura di pesce fresco al mercato, i panni stesi tra palazzine, i mille colori racchiusi dentro le chiese e fuori nelle piazze.
Adoro Venezia quando è illuminata da un cielo limpido, eppure è solo quando piove che non riesco proprio a resisterle. Con la scusa di andare a trovare mio nonno ho la fortuna di andarci spesso durante l’anno. Non è così incredibile che non mi stanchi mai di lei. È sempre pronta a offrirti nuove sorprese, nuove sfaccettature, un nuovo angolo, un nuovo cunicolo, un giardino nascosto. Anche se lo stupore del primo incontro col passare degli anni viene a scemare, il fascino che incarna è imperituro: credo che finirà solo quando la città stessa sprofonderà nelle profondità dell’Adriatico.
Ho scattato questa foto durante una bellissima giornata di un freddo gennaio, affascinata dalla prospettiva e dal cromatismo dell’intera scena. Il bello che ho tentato di descrivere prima di Venezia consiste proprio in questo; rendere poetico persino un pozzo e qualche colonna.
In nessun’altra città come a Venezia, ho trovato una tale unità della vita odierna con la vita che ci parla dalle opere d’arte della sua età aurea e nella quale sole e mare sono più essenziali di tutta la storia.
(Hermann Hesse)

– Elisa Citterio