Alle carte t’alleni nella tetra cella
Ho sempre fotografato per passione e da autodidatta. Sei anni fa circa comprai una
macchina fotografica digitale, ma i risultati non erano quelli sperati. Non mi
appassionava, quindi smisi di fotografare. Poi qualche anno fa, nel 2016, iniziai ad
avvicinarmi alla fotografia analogica: l’ho subito trovata diretta, vera e pura. Al
tempo non avevo tante pretese a riguardo, la mia fotografia aveva uno scopo
funzionale: avere in qualche modo dei ricordi in mano, da guardare e sfogliare a
posteriori. Fotografo per fermare il tempo e per ritrovarlo in ogni momento, mi limito
a catturarlo senza interferire su di esso più di tanto. A volte sento proprio la necessità
di fermarmi, tornare indietro e fotografare quel dettaglio di mondo che mi ha
incuriosito. Non c’è alcun progetto dietro le mie fotografie, è l’ambiente che mi
circonda a suggerirmele.
Mi incuriosiscono le linee e le forme, naturali e artificiali, unite tra di loro o separate.
I contrasti, fuori dalle persone e dentro di loro. Prediligo la fotografia a colori, perché
sono i colori a guidarmi nel mondo, stimolano e catturano la mia attenzione. Ho
scoperto, però, che talvolta ciò che cerco si nasconde al di là di una patina colorata:
nello sviluppo in bianco e nero emergono più forme e più linee, lo scheletro
essenziale della realtà. Il bianco e nero decompone e ricompone a modo suo. Per
questo motivo non sono riuscita a tralasciare nel mio portfolio alcuna delle due
tipologie di foto, ho dovuto inserire sia foto a colori che in bianco e nero. Mi
rispecchiava di più.
– Maria Gara
Ti faccio i miei più sinceri complimenti e i miei più grandi in bocca al lupo, don’ t stop sharing
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